L’analisi firmata SEC Newgate Italia sulle strategie ESG di 50 aziende del Paese.
La nuova presidenza Trump si è aperta con una serie di ordini esecutivi che, di fatto, segnano un ritorno al passato per molte delle politiche di sostenibilità promosse negli ultimi anni: un’inversione di marcia che potrebbe avere conseguenze rilevanti non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero scenario globale.
Ma quanto queste scelte politiche influiranno sugli obiettivi ESG verso cui tante imprese hanno investito energia e risorse negli ultimi anni? Lo abbiamo chiesto a 50 aziende italiane, nell’ambito dell’indagine “ESG Monitor. Un’analisi qualitativa sulle aziende italiane”, condotta da SEC Newgate Italia come spin-off della survey “Global ESG Monitor”, realizzata a livello di Gruppo su oltre 10.000 cittadini in 14 Paesi per misurare l’impatto di obiettivi ambientali, sociali e di governance sull’opinione pubblica.
La maggior parte degli intervistati – manager, direttori comunicazione e responsabili sostenibilità – non si aspetta una vera inversione di rotta: le aziende, infatti, sembrano determinate a non rinunciare alle iniziative ESG già in corso. Tuttavia, la prospettiva di cambiamenti nelle normative europee potrebbe imporre una revisione delle priorità, con potenziali ricadute sulle tempistiche e sugli standard di settore. Inoltre, i costi della sostenibilità e la prevalenza di PMI in Italia rallentano l’adozione di misure più incisive, generando a volte fenomeni di “greenwashing” o, all’estremo opposto, di “greenhushing”, ovvero la mancata comunicazione degli impegni ambientali per il timore di critiche.
In questo scenario, la dimensione sociale rimane il pilastro più solido – per il 60% degli intervistati, le iniziative rivolte a dipendenti, consumatori e comunità producono benefici tangibili in termini di reputazione, fedeltà e attrazione di talenti. Eppure, per un’efficacia duratura, è cruciale che la comunicazione ESG si accompagni a un impegno concreto e radicale, in grado di trasformare modelli di business e processi produttivi. Solo così, sarà possibile mantenere alta la rotta verso una sostenibilità reale, indipendentemente dai mutamenti politici internazionali.